La fase storica del Gioco del Ponte si concluse nel 1807, quando la "Battaglia" venne sospesa.
Nel 1935 si procedette alla sua riorganizzazione. Tre sono state le edizioni dell'anteguerra: 29 giugno 1935, 30 maggio 1937, 5 giugno 1938, prima che i tragici eventi della seconda guerra mondiale determinassero ancora una volta l'interruzione della Battaglia sul Ponte. Le nuove edizioni rivestono chiaramente un carattere di attrazione turistica, oltre che di rievocazione storica. Ma sarebbe errato pensare che il fine del Gioco del Ponte sia solo quello di offrire una giornata di svago ai turisti, in quanto i partecipanti, siano essi dignitari, cavalieri, magistrati, guardie o combattenti, svolgono il loro ruolo solo in funzione di un unico obiettivo: la vittoria sul Ponte.
La politica propagandistica propria dell'era fascista portò alla riscoperta delle nobili tradizioni. Si volle pertanto attribuire al Gioco del Ponte un valore di identità pisana e di continuità della gloria cittadina del passato. Per risolvere i problemi legati alla riorganizzazione del Gioco del Ponte si dovettero attuare scelte drastiche. Le principali difficoltà consistevano nelle numerose trasformazioni subite dal Gioco del Ponte nel corso della sua storia e dalla scarsa documentazione a disposizione. La soluzione adottata, anche per esigenze di ordine pratico, consistette nel riunire artificiosamente elementi appartenenti ad epoche diverse. Infatti il Corteo fu ricostruito con i costumi spagnoleschi della fine del 1500 (poichè questa epoca costituiva il periodo di massima fioritura del Gioco del Ponte, ed era anche la più conosciuta: aveva visto la ripresa della città sotto Cosimo I dei Medici, era sorto l'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano). Mentre furono utilizzate le bandiere settecentesche. L'esecuzione della battaglia era approssimativamente basata sulla storia del Gioco corrispondente all'incirca agli inizi del 1700. Si ottenne così un'immagine astratta e atemporale del Gioco del Ponte.
Esigenze spettacolari vollero che al Corteggio venisse attribuita una importanza maggiore rispetto al combattimento. Le dodici squadre, ciascuna composta da venticinque combattenti, rappresentavano, a differenza del passato, altrettanti quartieri della città o sobborghi. Il reclutamento era basato sulla suddivisione in rioni, a cui facevano capo i Gruppi Rionali Fascisti. Oltre alle squadre di Santa Maria, Sant'Antonio, San Martino e San Marco, che si riferivano a omonime zone o quartieri cittadini, gli abbinamenti squadra - luogo erano i seguenti: a Tramontana: San Michele - Porta a Piagge; Calci - Campo; Calcesana - Porta a Lucca; Mattaccini San Francesco; Satiri - Barbaricina. A Mezzogiorno: Leoni - Porta Fiorentina; Dragoni - San Piero a Grado; Delfini - Porta a Mare.
Le modalità dello scontro presentavano un misto di fedeltà all'antico e di adattamento: erano conservati alcuni elementi, come l'abbigliamento e l'armamento dei combattenti, ma variò la fisionomia generale del combattimento. Furono adottate regole che non consentissero di correre gravi rischi fisici.
Dall'edizione del 1937 scomparve ogni traccia delle tattiche settecentesche: scopo del Gioco era la conquista di piccoli stendardi che rappresentavano le squadre avversarie. Vennero arbitrariamente distinte una battaglia dei Celatini e una battaglia generale degli armati. Il reclutamento dei combattenti spettava ai gruppi Rionali Fascisti dei diversi quartieri, i cui fiduciari ricoprivano il ruolo di Capitano di squadra. Gli organici delle due Parti erano composti quasi totalmente dai quadri del partito, organizzazione che garantiva il massimo controllo della manifestazione ed assicurava, basandosi sulla gerarchia e disciplina del partito, la pronta esecuzione degli ordini.
Fonte:
Il Gioco del Ponte di Pisa
memorie e ricordo in una città
Vallecchi 1980