Le Armi
Un accenno alle armi usate nella battaglia è indispensabile, sia per comprendere meglio la dinamica del combattimento, che per valutare lo sforzo dei Combattenti. Il Borghi completa l'Oplomachia con alcune tavole, tra le quali l'iconografia del Ponte, con l'impostazione delle truppe e l'armamento difensivo e offensivo dei soldati. Trattandosi di una battaglia che diventava un vero e proprio corpo a corpo, occorreva che i Combattenti fossero protetti indossando imbottiture a protezione degli arti, corazza composta da petto e schiena, ed in testa, sopra una cuffia detta "falsata", un robusto elmo. Le corazze e gli elmi erano alcuni di proprietà privata, altri di proprietà dell'armeria comunale, e consistevano in armature da guerra o corsaletti del ‘500 e del ‘600, a suo tempo utilizzati in attività belliche, e trasformate, con modifiche più o meno sostanziali, in armi difensive del Gioco del Ponte. Esaminando scientificamente ogni esemplare di armatura, gli esperti sono stati in grado di precisare la provenienza, il materiale usato, e la data di fabbricazione. Attualmente il Comune di Pisa è in possesso di un ragguardevole numero di pezzi (circa 400 tra copricapi, protezioni del busto, spade e bandiere usate in epoca antica nella Battaglia del Ponte), alcuni di raro valore, conservati dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici nel Museo Nazionale di San Matteo.
Corazze del Gioco del Ponte
Mazzascudo e Corazze dal museo Higgins Armory
In realtà i copricapi utilizzati nel Gioco del Ponte erano di varia foggia.
Gli elmetti del Gioco del Ponte originariamente costituivano le protezioni del capo adottate dai cavalieri del XVI secolo, note come celate da cavallo. Queste ultime consentivano la protezione integrale della testa, a differenza del morione vero e proprio che lasciava il volto scoperto.
Nel Gioco del Ponte dovevano contemperarsi due esigenze essenziali per i combattenti: l'agilità, favorita da protezioni leggere, come appunto quelle da cavaliere, e la salvaguardia delle parti più vulnerabili del corpo messe a repentaglio durante il Gioco, combattuto a piedi con estrema violenza.
Per la protezione del volto, modificando la vecchia visiera degli elmi da cavaliere, si adottò (in sostituzione delle difese verticali di sezione piatta e compatta), un sistema a sbarrette verticali, abbastanza fitte ed al tempo stesso sottili, che favorivano una migliore visibilità ed aerazione nelle fasi più concitate della Battaglia.
In pratica si impiegarono copricapi, da cavallo, vecchi e fuori uso, di ogni tipo, tratti da vari depositi o di varia provenienza, apportando modifiche in modo da ricavare elmetti con visiera a gabbia. Ogni elmetto ha quindi una storia a sè.
Fonte:
Il Gioco del Ponte di Pisa
memorie e ricordo in una città
Vallecchi 1980
Corazze del Gioco del Ponte
I Targoni
Come arma offensiva veniva usato il "Targone": una specie di scudo in legno, che impugnato mediante due manici; serviva per spingere e colpire gli avversari. Molti sono i bandi emanati per regolamentare l'uso di quest'arma, onde evitarne un uso improprio, il più consueto dei quali era l'impiego a braccio sciolto (impugnando cioè la punta con le mani). In pratica, spesso, veniva usato come clava. Il peso, la misura ed il tipo di legno con cui dovevano essere costruiti i targoni erano oggetto di particolari accordi tra le "Deputazioni Parziali". Veniva stilato un vero e proprio regolamento per ciascuna edizione. In merito a ciò troviamo testimonianze nei "Capitoli", che raccolgono consuetudini e notizie preziose sull'arma usata nella Battaglia del Ponte.Mazzascudo e Corazze dal museo Higgins Armory
I Morioni
È opportuno soffermare l'attenzione soprattutto sui copricapi impiegati durante il Gioco del Ponte, definiti alquanto impropriamente morioni (Morione trae la sua origine etimologica dallo spagnolo "morro" = sommità rotondeggiante), protezioni usate dai fanti in abbinamento al corsaletto "da piede".In realtà i copricapi utilizzati nel Gioco del Ponte erano di varia foggia.
Gli elmetti del Gioco del Ponte originariamente costituivano le protezioni del capo adottate dai cavalieri del XVI secolo, note come celate da cavallo. Queste ultime consentivano la protezione integrale della testa, a differenza del morione vero e proprio che lasciava il volto scoperto.
Nel Gioco del Ponte dovevano contemperarsi due esigenze essenziali per i combattenti: l'agilità, favorita da protezioni leggere, come appunto quelle da cavaliere, e la salvaguardia delle parti più vulnerabili del corpo messe a repentaglio durante il Gioco, combattuto a piedi con estrema violenza.
Per la protezione del volto, modificando la vecchia visiera degli elmi da cavaliere, si adottò (in sostituzione delle difese verticali di sezione piatta e compatta), un sistema a sbarrette verticali, abbastanza fitte ed al tempo stesso sottili, che favorivano una migliore visibilità ed aerazione nelle fasi più concitate della Battaglia.
In pratica si impiegarono copricapi, da cavallo, vecchi e fuori uso, di ogni tipo, tratti da vari depositi o di varia provenienza, apportando modifiche in modo da ricavare elmetti con visiera a gabbia. Ogni elmetto ha quindi una storia a sè.
Fonte:
Il Gioco del Ponte di Pisa
memorie e ricordo in una città
Vallecchi 1980